Ecco l'Uomo
In uno scenario dove la fede in
Gesù sembra morta, il volto di Cristo ci porti, in occasione
della Pasqua, a scoprire il volto del vero uomo
In uno scenario dove la fede
in Cristo sembra morta, dove i figli di Nietzsche hanno proclamato
la “morte di Dio” e i figli di Maria De Filippi e Maurizio
Costanzo la “morte della Persona” il volto di Cristo
sofferente fa tornare di grande attualità il lamento del
Padre che, nel libro del profeta Michea, rimproverando ad Israele
la sua infedeltà ha detto: «Popolo mio, che cosa ti
ho fatto? In che cosa ti ho stancato? Rispondimi!».
L’altro giorno mentre passavo davanti alla televisione accesa
sentivo fugacemente le parole di una donna che risponde al nome
di Margherita Hack. Sono stato profondamente infastidito dal suo
atteggiamento di irrisione e di ostentata sufficienza nei confronti
dei cristiani o di coloro che credono nell’esistenza di Dio.
Quelle impennate di integralismo anticlericale e di ateismo proclamato
fino all’ostentazione mi facevano venire in mente i proclama
dei “Guerriglieri di Allah” che prima di andare a farsi
saltare le budella in mezzo a bambini donne e uomini che di “Guerra
Santa” magari non ne avevano mai sentito parlare, si facevano
riprendere in un video dove proclamavano il Verbo della verità
suprema, alla quale essi affermavano di appartenere, nella convinzione
che gli altri, ai quali di lì a poco sarebbero saltate braccia
e gambe, rappresentavano degli infedeli da tenere in nessun conto.
Nonostante mi proclami cristiano, pensavo, non mi sono mai sognato,
nemmeno lontanamente di irridere (forse sarebbe più opportuno
dire sfottere) chi in Dio non crede. Né, tanto meno mi permetterei
di affermare che quella donna che, credo, aggiusti i telescopi e
cataloghi i corpi celesti – un tecnico, quindi, astronomo,
che etimologicamente significa “uno che classifica, cataloga
le stelle” – sia una incompetente, anche se spesso l’ho
pensato… ma per fortuna pensare non è reato. Eppure,
credo che una cosa sia certa: se io facessi il calzolaio e aggiustassi
le scarpe, non sarei certamente legittimato a parlare con cognizione
di causa di economia. Quale autorità, infatti, può
autorizzare un catalogatore di stelle, o, in una ipotesi migliore,
un fisico teorico a pronunciare apoftegmi assiomatici sulla creazione
o sull’essenza dell’Onnipotente? Credo allora più
giusto e molto più razionale che il fisico si limiti a parlare
della fisica, il calzolaio delle scarpe e gli astronomi del nome
delle stelle, del moto degli astri e del moto della galassia a spirale.
Il saggio Kant affermava – per dirla giornalisticamente –
che di Dio lui non aveva possibilità di parlare perché
stava fuori dallo spazio e del tempo, le dimensioni che utilizza
il cervello per funzionare. In sostanza – diceva – di
Dio noi uomini non possiamo parlarne e quindi né negarne
né confermarne l’esistenza, perché il nostro
pensiero funziona con categorie non attribuibili a Dio stesso.
Ed è proprio il rispetto delle idee altrui o dell’altro
nella sua totalità di persona, credo, il messaggio che l’uomo
Cristo ci ha offerto con la sua incarnazione e la sua morte in croce.
Scoprire nei volti sofferenti dei poveri il volto del Signore è
qualcosa che sfida tutti i cristiani a una profonda conversione
personale, che sfida l’uomo ad un ripensamento della sua vita,
della sua vocazione, sfida l’uomo sul senso e sul significato
profondo del suo vivere.
Cristo è l’uomo, il suo paradigma, l’uomo che
ha vissuto nella pienezza l’umanità.
E l’uomo è uomo pienamente solo in quella dimensione,
nella dimensione della croce, nella accettazione incondizionata
dell’altro, nel rispetto sommo dell’altro così
com’è, nell’amore incondizionato anche di chi
è intollerante e violento.
“Solamente nel mistero del Verbo incarnato - dice la Gaudium
et Spes, un documento del Concilio Vaticano II - trova vera luce
il mistero dell’Uomo ... Cristo svela l’Uomo all’uomo
e gli fa nota la sua altissima vocazione.”
E’ in occasione della Pasqua, allora, evento centrale dell’anno,
che segna il “Passaggio” dalla morte dell’uomo
Cristo alla sua resurrezione, evento che chiama l’uomo al
passaggio, come Cristo, in Cristo, dalla morte dell’egoismo
alla vita vera vissuta per l’altro, che trova senso il nostro
vivere.
Cristo è il modello. Per i cristiani e per gli atei, per
i Mormoni e per gli agnostici. E’ il modello del “rispetto”
incondizionato, il modello dell’uomo vero.
Il suo volto ricorda all’uomo moderno, spesso distratto dal
benessere e dalle conquiste tecnologiche, il dramma di tanti fratelli,
e lo invita ad interrogarsi sul mistero del dolore per approfondirne
le cause. Il volto del Crocifisso, testimoniando la tremenda capacità
dell’uomo di procurare dolore e morte ai suoi simili, si pone
come l’icona della sofferenza dell’innocente di tutti
i tempi: delle innumerevoli tragedie che hanno segnato la storia
passata, e dei drammi che continuano a consumarsi nel mondo.
Davanti al suo volto come non pensare ai milioni di uomini che muoiono
di fame, agli orrori perpetrati nelle tante guerre che insanguinano
le Nazioni, allo sfruttamento brutale di donne e bambini, ai milioni
di esseri umani che vivono di stenti e di umiliazioni ai margini
delle metropoli, specialmente nei Paesi in via di sviluppo? Come
non ricordare con smarrimento e pietà quanti non possono
godere degli elementari diritti civili, le vittime della tortura
e del terrorismo, gli schiavi di organizzazioni criminali?
Come non pensare ai volti sfigurati dalla fame, conseguenza dell’inflazione,
del debito estero e delle ingiustizie sociali, ai i volti delusi
dei politici, che promettono e non mantengono ai volti umiliati
a causa della propria cultura che non è rispettata,
ai volti terrorizzati dalla violenza quotidiana e indiscriminata,
ai volti angosciati di minori abbandonati, che camminano per le
nostre strade, dormono sotto i nostri ponti e sono sfruttati, ai
volti sofferenti delle donne umiliate e non considerate, disprezzate
ed oppresse, ai volti stanchi degli emigranti e dei profughi,
che non trovano un’accoglienza dignitosa, ai volti senza speranza
di sottoccupati e disoccupati, licenziati per le dure necessità
originate dalla crisi economica, dalla globalizzazione sfrenata,
dal debito estero e molte volte dai modelli di sviluppo che sottopongono
i lavoratori e le loro famiglie a freddi calcoli economici, ai volti
invecchiati dal tempo e dal lavoro di coloro che non hanno il minimo
per sopravvivere in modo degno, ai volti di chi vive solo, al volto
di Franco, che nei giorni scorsi si è visto negare per motivi
burocratici quei duecento euro al mese di pensione che percepiva,
al volto di “Calamone” che si aggira per le strade di
Afragola solo ed evitato da tutti, al volto di quell’operaio
dell’Exide che ha minacciato di buttarsi giù perché
ormai senza lavoro.
La mia speranza e il mio augurio, allora, è che il Suo volto
ci porti a scoprire il mistero del dolore, il volto dell’uomo
non alienato, il volto dell’uomo vero, il volto dell’Uomo.
Buona Pasqua.
Da 'Asse Mediano' del 11-04-2004
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