I primi si faciano ultimi

I sindaci neo eletti al banco di prova: svolgere il "servizio" di primo cittadino

Tre sono i dati rilevanti delle elezioni amministrative di domenica scorsa: la vittoria schiacciante delle coalizioni di centro sinistra sia a Cardito che a Crispano; l'alta percentuale di votanti che ha toccato cifre da record; la sostanziale situazione di parità tra i due schieramenti, sia a livello locale che nazionale.
Rilevante, dicevo, la vittoria al primo turno di Barra a Cardito e di Esposito a Crispano. Vittorie, peraltro, quasi date per scontate, dal momento che i neo sindaci avevano alle spalle megacoalizioni partitiche e che alle amministrative vale grosso modo la legge secondo la quale più liste e candidati appoggiano il sindaco, più probabilità ci sono che lo stesso sindaco venga eletto. E allora ciò che ha molto peso ed è un elemento che può alla fine risultare determinante, è il numero, il peso sociale, la rilevanza economica e il numero di parenti e amici dei candidati stessi. Sembra scontato che l'analisi in questione è più o meno vera in relazione alla grandezza della città o del paese che vota.
Altro dato rilevante è l'alta percentuale dei votanti nei piccoli centri dell'area a nord di Napoli; percentuale che a Visciano ha toccato quasi il 92% e che a Cardito e Crispano ha superato di gran lunga l'80%, contro una percentuale sensibilmente più bassa registrata alle scorse politiche. Il dato è presto analizzato. Tutti, si diceva a Cardito, hanno un parente candidato. Quei pochi che non hanno votato, lo hanno fatto perché di parenti ne avevano due o più e per non scontentare nessuno.
Eppure, battute a parte, nei centri a Nord di Napoli il voto ha registrato una situazione di sostanziale parità. Striano a parte, dove ha ottenuto una larga maggioranza una lista civica, Ischia, Bacoli, Marigliano, San Giuseppe e Cicciano sono andati al centro destra e Frattaminore, Casavatore, Crispano, S.Anastasia, Visciano e Cardito al centro sinistra. Dovunque, tranne a Ischia dove sono rimaste a contendersi la poltrona di sindaco due liste di centro destra, il sindaco è stato eletto al primo turno.
Altra curiosità è l'alto numero di sindaci uscenti eletti, tutti del centro sinistra. Frattaminore, Crispano, S.Anastasia e Cardito hanno eletto il loro sindaco uscente.
Ora, disse qualcuno qualche anno fa, alea iacta est. C'è da rimboccarsi le maniche e passare dalle parole, dalle tante parole pronunciate in campagna elettorale, ai fatti. Sono centinaia i problemi dell'hinterland a nord di Napoli, dall'emergenza criminalità alla mancanza di lavoro, dal degrado urbano, ad una viabilità in scacco, dalla carenza di impianti per lo sport ed il tempo libero a strutture sanitarie e scolastiche carenti e fatiscenti. Questo è ora il campo di battaglia sul quale combattere, sudare e concretizzare risultati. Non è assolutamente sufficiente una ordinaria gestione amministrativa. Il dramma c'è e si vede. E' il dramma di chi in questi paesi vive un profondo disagio, di giovani per i quali l'orizzonte più remoto non va al di là della piazza, di anziani costretti a non poter far altro che a stare seduti fuori i bar, di persone in difficoltà (e quante ce ne sono nelle nostre piazze) mentale e/o economica senza nessuna forma di assistenza, alle quali non resta altro da fare che chiedere qualche spicciolo per ubriacarsi, per stemperare l'atroce sofferenza che si consuma nel proprio animo.
Era qualche anno fa che per curiosità, per studio e per riposarmi un po', decisi, insieme ad alcuni amici, di passare qualche settimana nel convento benedettino di clausura di Subiaco. Esperienza unica, toccante, profonda. Era l'ultimo giorno di permanenza ed eravamo tutti a pranzo. Tutte le volte che eravamo stati in quel refettorio affrescato e antichissimo a mangiare, mentre un lettore proclamava a voce alta la parola del Vangelo, il mio sguardo, nel silenzio fisico ed interiore, si posava su un trono ligneo vuoto, al centro della mensa, maestoso e altissimo. Avevo saputo che era il trono dell'Abate, capo spirituale del Monastero, che, in verità, fino ad allora non avevo mai visto. Ero curioso di vederlo ma, un po' perché non si pronunciava parola, un po' per delicatezza, non chiesi mai dov'era l'Abate del Monastero. Quell'ultimo pranzo, però, era un po' una festa gioiosa e silente in nostro onore, visto che di lì a poco saremmo partiti. Mi feci coraggio e rompendo la clausura, a bassa voce, chiesi al monaco che aveva sempre servito a tavola dove fosse questo benedetto Abate.
"Sono io" mi rispose sorridendo.


Dal 'Cogito' del 02-06-2002

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