Il grande manicomio

“Facciamo un giornale così e così”; “A mio avviso sarebbe più corretto rivolgersi ad una precisa fascia di utenza”; “Senti Tommaso, discutiamo un po’ della linea politica che penso debba assumere il giornale - nota esplicativa: politica sta per partitica”; “Forse sarebbe meglio esplicitare la linea editoriale - come se le due pagine intere del numero “0” riportanti il discorso tenuto alla conferenza stampa non fossero sufficienti!”; “Secondo me devi appoggiarti a qualcuno - forse perché sono invecchiato”; “Le cose così non vanno bene”; “Vorrei fissare un appuntamento con Tommaso per parlare un po’ - a che scopo? Facciamo una cosa: fissiamo l’appuntamento per Mercoledì notte. Nota esplicativa: il giornale va in stampa Giovedì mattina”; “Non gli parlo più perché in quel numero non mi ha pubblicato il mio articolo (quale articolo?) - forse è meglio andare un po’ in piazza (per stare lì impalato come un imbecille a non fare niente tutto il santo giorno) a scambiare qualche rilassante parolina (non parlare affatto fa lo stesso, anzi è preferibile) con qualche amico (tutti sono amici, anche i cani: ed è giusto che sia così). Rimango senza parole. Meglio così. Tutto quello che mi sta accadendo sembrerebbe normale; eppure mi sembra di vivere in un manicomio, un grosso manicomio. Tutti però fingono di essere i medici. Anzi no: lo credono davvero. Che il Signore mi assista...

Dal 'Sud' del 06-12-1995

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