Il paese incantato

Un nuovo giornale, distribuito in 5000 copie per l’area a nord di Napoli, quindicinale, voluto fortemente da un gruppo di giornalisti e studiosi locali, finanziato da un folto gruppo di imprenditori ed uomini di cultura. La scommessa: una voce autorevole, libera, che risponde ad una domanda di informazione al di sopra delle parti.

“Perché un altro giornale - argomentava l’altro giorno il mio carissimo amico Gaetano, al quale anticipai l’uscita di Asse Mediano- quando sei già direttore di Cogito che resta un affermatissimo quindicinale nell’area a Nord di Napoli?”
Quella domanda, così semplice, forse ingenua, non ha una risposta che possa configurarsi come ‘la’ risposta, univoca, preconfezionata.
“Questo nuovo giornale – dissi dopo qualche attimo di riflessione a Gaetano – nasce da un bisogno, da una domanda, da una necessità. Una ulteriore voce libera, non può che farci bene, non può, al di là delle sue inevitabili carenze e imperfezioni, che giovare all’uomo e al cittadino, non può che fare appello alla nostra persona e potenziare i nostri strumenti critici”.
“Non ti vorrei avvilire – ribatté Gaetano – eppure credo che tu sia un inguaribile sognatore. Spesso mi deludi – diceva – e sembra che tu viva ancora in un paese incantato, dove dalla fitta nebbia i folletti si divertono a fare capolino”.
Non è allora così semplice, in poche battute, esprimere le ragioni profonde di questa istanza, che va letta in primo luogo come il frutto della mia voglia di fare e soprattutto di dire, della mia fede nella possibilità di leggere e scrivere la storia, storia di chi non ha paura di spendere il tempo, il prezioso tempo, per qualcosa per cui valga veramente la pena perdere la vita.
Un nuovo giornale, allora, che sorge nell’areaa a nord di Napoli e che si configura non come un altro giornale, ma come la risposta ad un bisogno. Un giornale nuovo, ricchissimo di redattori e giornalisti pubblicisti e professionisti, che vivrà un profondo e proficuo interscambio con Cogito, che ha sulla carta tutti i numeri per attestarsi come una realtà editoriale di tutto rispetto; un quindicinale ricco di rubriche, di un certo spessore culturale in virtù dei prestigiosi contributi che ospiterà, che non nasce assolutamente per rincorrere o per competere con gli altri giornali locali; presto presente su Internet e quindi di respiro mondiale, stampato inoltre su carta e distribuito, in 5000 copie, in numerose città.
Un giornale voluto fortemente da un gruppo di giornalisti, studiosi ed uomini di cultura, che farà del suo schierarsi al di sopra delle parti la sua bandiera, che tenderà l’orecchio per ascoltare e che racconterà, esporrà, informerà.
Un giornale che si affaccia su un mondo sempre più sfiduciato, che non ha più modelli validi, positivi; un mondo costretto ad attingere a modelli prefabbricati; mondo di povertà, sociale, materiale e culturale. Un mondo di sofferenza per una realtà degradata, un mondo di solitudine. Un mondo dove si ergono a modelli archètipi i nuovi eroi dell’isola del famosi, pensati ed ideati di sana pianta per trasfondere nelle vene del consumatore bisogni che non sono per niente primari ma indotti, che nascondono sotto un ammasso di macerie umane la sublimità dello spirito; che spengono quel che resta della persona.
E’ proprio questa società, connotata da questa cultura iper-consumistica e ultra capitalistica, società che ha ormai idolatrato il danaro, che ha idolatrato il vivere comodamente e senza eccessive preoccupazioni, che si rifugia nel pettegolezzo e fugge dall’impegno, dalla voglia di sentirsi coinvolto, dal dolore e dalle situazioni di sofferenza perché sgomento, atterrito di fronte alla croce; è questa stessa società che ha una risposta a tutte le ansie, a tutti i problemi, di matrice esistenziale, psicologica, economica e sociale.
E’ la progettazione sistematica del non-pensiero, dell’iper-attivismo che riempie tutti gli spazi della giornata, perché i mass media possano devastare, come le orde barbariche nei villaggi indifesi, le nostre fragili menti.
E’ in questo contesto che lo sforzo di “Asse Mediano” si innesta. Sforzo di un gruppo di sognatori, che sperano che quella superstrada che congiunge i nostri paesi dell’area a nord di Napoli, possa divenire la figura del nostro sforzo di metterci in cammino, di affrancarci dalla nostra condizione di sfiducia, di povertà culturale, di lontananza dalla partecipazione e dal coinvolgimento civile e politico alla vita della nostra città, partecipazione che resta una dimensione fondamentale dell’uomo in quanto tale.
Bah. Forse, ripensandoci, è proprio vero. Il paese nel quale vivo è distante, lontano; non ha monti ma nuvole, non ci sono grigi palazzi sgarrupati, ma boschi altissimi, non camminano le macchine intruppate nel convulso e caotico traffico cittadino, ma file di folletti che, cantando, tornano dalle foreste avvolte dalle brume.
Eppure, di tanto in tanto, tra le fate che volano disegnando scie di stelline, tra il sibilo del vento che mi passa tra i capelli e che si diverte a comporre e scomporre strane figure giocando con i nembi, mi piacerebbe vedere un uomo.

Da 'Asse Mediano' del 08-12-2003

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