La strada della politica

Tempo fa, racconta una leggenda, viveva ad Afragola una signora di mezza età che, si diceva, aveva la capacità di parlare con le anime dei morti o, diceva qualcun altro, di trascorrere le giornate in Paradiso. Lei, spesso si affermava, conosce la ‘strada’. C'era chi affermava di averla vista sollevarsi da terra; molti, invece, la credevano una fattucchiera. Era forse una di quelle favole che, prima dell'invenzione della televisione e degli impianti di climatizzazione, si raccontava di sera, al buio, d'inverno, davanti al focolare acceso. Questa donna viveva in un casale diroccato, credo, nella zona di S.Marco.
Spesso, i bambini e qualche adulto, si divertivano a spiarla per cercare di carpirne il segreto in quanto ogni mattina, con un panno, avvolgeva qualcosa ed usciva, ritirandosi al tramonto. Un giorno, una sua vicina impicciona la segue e scopre che tutto il giorno, la vecchia fattucchiera era stata a far visita a due anziani contadini che, dopo la partenza dei figli per un paese lontano, erano rimasti completamente soli. Quel misterioso panno avvolgeva taralli e biscotti per quella anziana e bisognosa coppietta. Al ritorno dalla sua missione di spionaggio, a quelli che cercavano di capire cosa aveva visto, la vicina impicciona ripeteva quasi in lacrime:"Lho vista, l'ho vista davvero che … saliva in Paradiso".
La solitudine, la povertà, la sofferenza della vecchiaia, la tristezza dei ricordi, la tragedia della morte e l'angoscia della sua attesa, la caducità e la debolezza umana, gli anziani lasciati soli negli ospizi, gli abitanti del quartiere 'Salicelle' costretti a vivere in quella fredda maceria di cemento o quelli del 'Parco Verde' di Caivano; la sensazione, a cinquant'anni, di non poter più realizzare un sogno, la mediocrità di chi pensa che basterebbe qualche milioncino per vivere meglio o l'atroce miseria di chi crede che ha dato un senso alla sua vita l’aver guadagnato un discreto gruzzolo e ha investito il suo tempo, il prezioso tempo, per accumulare soldi e case.
L'uomo soffre. Ed ogni manifestazione del suo vivere quotidiano è intrisa di sofferenza.
La città stessa nella quale vivo è sofferenza e causa di sofferenza, quando non ho possibilità di passeggiare per il degrado nel quale versa il mio paese, né di praticare più sport (haimè sono ingrassato di quasi 20 chili da quando non gioco più a tennis) perché non esistono strutture sportive pubbliche o private (tempo fa si parlava di un ripristino del complesso sportivo Lu.Mo.), né di fare un po' di sano jogging in quanto rischierei di essere sbranato dai numerosi e feroci branchi di cani randagi che imperversano per Afragola specialmente al mattino, sempre che non contragga il colera per il precario status igienico sanitario delle strade piene quasi sempre di immondizia in sacchetti e sparsa (sfusa) un po’ dovunque.
Qualche giorno fa, leggevo uno scritto di un 'budda', un illuminato, un 'maestro' del buddismo che cercava di compendiare tutta la sua religione in una sola parola: compassione. Questo concetto, diceva, è il fondamento non solo del buddismo, ma di quasi tutte le grandi religioni: condividere il dolore degli altri.
E' il concetto cristiano della carità (amore come donazione totale di sé, senza chiedere niente in cambio) di cui Cristo ne è incarnazione. La sua nascita, il Natale insomma, che abbiamo festeggiato appena qualche settimana fa, è espressione somma della carità, della compassione per l'uomo, che in quanto uomo, soffre.
Questo atteggiamento è, o almeno dovrebbe essere, il fondamento antropologico del vivere nel sociale e del fare politica.
Se però la politica continua ad essere interpretata e letta come affermazione personale e - specialmente a livello locale - come occasione per ottenere benefici, la strada non può che essere cieca. Una strada che porta allo svilimento dell’uomo e alla sua negazione.
Seguire la strada che conduce alla tutela ed alla centralità della persona, invece, implica attenzione, sollecitudine, impegno, competenza e soprattutto ‘spirito di servizio e condivisione’. Si perchè, checchè se ne dica, fare politica è ‘servizio alla persona’.
L’uomo è un animale politico, affermava Aristotele e come tale ogni manifestazione del suo essere si riveste di una dimensione politica. Impegnarsi politicamente per l’altro è compito di ogni cittadino e soprattutto di chi, istituzionalmente, è preposto a svolgere questo ruolo.
La politica sarà tale nella misura in cui si ispirerà a questo principio.
E allora nostro compito, cittadini e amministratori, è quello di percorrere fino in fondo questa strada, strada che porta a non distrarsi nelle stupidaggini e nelle vacuità ontologiche del vivere per far soldi o per divertirsi magari in piazze affollate, luoghi pubblici asfissianti, fumosi locali, dove si assommano presenze e parole e mai persone e dialoghi veri; strada che porta a guardare all' "altro" condividendo il suo dolore e soffrendo se soffre. Ai cittadini e agli Amministratori, assassini e uomini pii, a coloro che rubarono le mie auto e a quelli che subiscono torti e angherie, auguro con tutto il cuore di vivere la propria vita come tentativo di incarnare la compassione e la carità, unico modo per realizzare pienamente la propria umanità.
Se non si condivide la sofferenza, se non si parte da essa, se non ci si commuove di fronte ad essa, non si può realizzare la propria umanità, non si può essere né uomini, né persone e non si può percorrere quella ‘strada’ per 'salire in Paradiso', strada irta di ostacoli, scoscesa e angusta, immagine del cammino che ognuno di noi ha il dovere di intraprendere per riscoprire la propria umanità.


Dal 'Cogito' del 02-02-2002


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