La verità negata

La Verità è sempre più spesso sacrificata sull’altare dell’atteggiamento giustizialista, atteggiamento di chi non sa e non vuole ascoltare perché presume di possedere la verità tutta intera. La Verità ha ormai perduto la sua oggettività.

Gli eventi che stanno caratterizzando questi ultimi giorni, giorni che registrano la tragedia mediatizzata del conflitto irakeno, hanno proiettato in tutta la sua ferale drammaticità un problema altrettanto cogente e sempre più centrale nel panorama culturale e antropologico che caratterizza il nostro vivere quotidiano.
La Verità ha perso la sua centralità, il. suo valore assoluto, la sua sacralità.
La Verità è ormai degradata ad "una verità", a verità 'strumento di idee faziose e partigiane', che vengono abbracciate non in seguito a ricerca umile e sudata ma per 'convenienza' o, come affermava qualcuno qualche secolo fa, 'un certo' Musonio Rufo, per parataxis, per partito preso.
Si vede allora il centro-destra italiano che adduce, a favore dell'intervento armato nel paese di Saddam Hussein, una serie di elementi che hanno l'obiettivo di far risultare la guerra in atto come estrema ratio di fronte al regime dittatoriale e sanguinario del Raìs di Bagdad, che finora ha sterminato e continua a sterminare centinaia di migliaia di oppositori o dissidenti, che ospita campi di addestramento terroristici vicini ad Al Quaeda, che possiede armi di distruzione di massa di cui la instabilità del regime in questione non ne garantisce l'uso solo per ragioni di deterrenza.
Il pacifismo o il presunto pacifismo del centro-sinistra, allora, sarebbe solo un pacifismo a senso unico, un mascherato anti-americanismo, che nasconde intenzionalmente la pericolosità di un regime che se non fermato (i morti per guerra sarebbero da mettere in conto) produrrebbe più morti e sopprusi di quanti ne potrebbe produrre qualsiasi intervento armato. La guerra, allora, quantunque esecrabile e condannabile, sarebbe solo la 'ragione ultima', il male minore tra i due mali.
Il centro sinistra, di contro, ha assunto una posizione, peraltro molto simile nella sostanza a quella assunta nel periodo della 'guerra fredda': "No alla guerra", in ogni caso in quanto azione che nega l'uomo e la civiltà, evento illegittimo realizzato al di fuori delle Nazioni Unite.
Triste, molto triste, oltre al dramma del conflitto in atto, ascoltare i politici degli opposti schieramenti che cercano la ragione alzando la voce e coprendo l'interlocutore oltre che con il volume alto, con l'estensione della lunghezza della parola o con il ripeterla più volte per coprire colui col quale si dovrebbe discutere o spostando abilmente il discorso su altri temi per confondere e riportare la propria tesi nell'alveo della 'verità'. Negare il dialogo, cercare a tutti i costi di affermare la propria tesi é la negazione dell'uomo, la negazione della persona.
La ricerca della verità, allora, é delegittimata. La verità non ha più una sua autonomia, indipendenza, ogettività. E' ormai il prodotto della tesi che riesce meglio, con la morfosintassi, nell'utilizzo delle figure retoriche e nella semiologia ad affermarsi sulle altre. E' il ritorno della sofistica. La verità non é, oggettiva, trascendente. Essa diviene 'eristica', 'poietica' , da costruire.
E ognuno ha il suo pensiero. Tutti esprimono la propria opinione. Gridandola. Imponendola. Dal calzolaio al macellaio, dalla maestra a Maurizio Costanzo.
Qualche anno fa, tornando dall'ospedale dove era ricoverato mio padre, mi accorsi, sorridendo, di un grossolano errore su un cartone di un venditore ambulante al casello della tangenziale di Napoli.
"Il cane che fà la capriola" c'era scritto, con un accento di troppo sul fa. Quando mi fermai per pagare il transito al casello, il venditore voleva vendermi quel cane. "Lo compro - dissi sorridendo - però sul fa nOn va l'accento". Il venditore, dal sorriso passa ad una faccia serissima. "E chi te l'ha detto?" gridò sdegnato voltandomi le spalle senza vendermi nemmeno il cagnolino di pezza.
Qualche giorno fa, la sentenza definitiva assolveva definitivamente Rocco Fusco dalle accuse che la Direzione Distrettuale Antimafia aveva ipotizzato a suo carico. Una vicenda che, ad onta del lieto fine, non ha potuto non segnare seriamente la sua vita, la sua storia, stroncando la sua carriera. Quanto vale quello che ha perso? La "verità" e l'atteggiamento giustizialista e il gusto perverso dei suoi concittadini nel raccontare la notizia del processo che lo coinvolgeva, non è stato forse il sacrificio della Verità, la sentenza ante litteram di chi credeva già che si trattasse di un malvivente?
Qualche giorno fa, ripassando per il casello, ho rivisto quel ragazzo che vendeva i cani di pezza. Capelli rossi e viso costellato di efelidi. Sorridente e felice. Aveva un cartone grande esposto. Questa volta il colore della scritta era cambiato. Non più blu ma rosso. La scritta era più grande. "Il cane che fà la capriola". Cartello che inneggia non all'ignoranza, ma alla negazione dell'ascolto, dell'incontro, del dialogo, dell'umiltà della ricerca. Cartello sintesi e compendio della civiltà contemporanea. Il cartello della verità negata.

 

Dal 'Cogito' del 30-03-2003

 

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