Stampa locale: l'anomalia afragolese
A distanza di qualche giorno
dalla Tavola rotonda sul tema “Stampa locale: ruoli e prospettive”
tenutasi nell’ambito di “Alleanza in Festa” continua
la riflessione in merito.
“Quali sono le cose
che nella vita hanno più valore? I soldi; il potere; il sesso…
e la Clio!” recita uno spot televisivo molto istruttivo di
una casa automobilistica francese. È Più o meno quanto
sta succedendo quiggiù da noi: “Vuoi essere qualcuno
nella vita? Devi fare molti soldi; devi essere potente, essere qualcuno”.
“Più hai, più sei”. Se poi hai la Clio…
E allora… “Chi pecora si fa, lupo se le mangia”:
“Buoni si, ma fessi no”; e via discorrendo. Sul come
arrivare ad “avere” tanto per “essere” …
tanto, è solo una questione di strada da seguire. Il grande
industriale o l’altro imprenditore che ha fatto della sua
vita uno strumento per guadagnare ha scelto una strada; il ladro
un’altra. Il politico onesto una, il corrotto l’altra.
Il banchiere una, lo strozzino l’altra. Cambiano la modalità
e i mezzi, ma l’obbiettivo da raggiungere e lo stesso.
Ebbene si cari lettori: l’imprenditore e il ladro hanno lo
stesso obbiettivo: fare soldi. In questo quadro (un pò banale
e semplicistico a dire il vero, ma funzionale a che venga almeno
letto) tutto è strettamente legato, connesso. Se vale di
più chi ha più soldi, allora vale di più chi
svolge un lavoro che permetta di guadagnare di più. E siccome
per i lavori più remunerativi c’è bisogno di
essere laureati o almeno diplomati… “studia figlio mio,
studia, perché se non studi non farai mai soldi, e non sarei
nessuno e… non potrai mai permetterti una Clio”. Tutto,
insomma, è ordinato alla venerazione incondizionata del dio
del nostro secolo: la Trimurti Sacra “Denaro – Potere
– Sesso”.
Tutto il resto è un di più, uno sprecare il sacro
tempo cosacrato alla Divinità, e chi esce fuori da questo
“così si fa” è fesso.
Si perché ormai uno dei valori che prima siedeva sul trono
che ora occupa la Sacra Trimurti, la Bontà, non solo è
delegittimato, ma è caduto definitivamente nell’Iferno,
nella lista dei non – valori.
E allora chi studia solo per acquistare sapienza è fesso.
Chi si dedica all’altro incondizionatamente “perdendo”
il proprio tempo è fesso. Chi legge solo per il gusto di
farlo perde tempo ed è fesso. Chi dedica la sua vita non
alla Trimurti, ma all’altro perché sa, avendolo sperimentato
contro tutto e contro tutti, che il valore più prezioso,
la gioia più grande è donare se stesso agli altri,
è fesso; se gli va bene lo fa perché ha altri scopi
o interessi latenti. Sarebbe inconcepibile uscire al di fuori di
questo schema: anormale, irrazionale. In questo caso funereo, esiziale,
dove la dignità umana si esaurisce nella soddisfazione degli
istinti del basso ventre in questa città in ginocchio, che
ha grandi linee riflette il funerale dell’uomo, nove giornali
ne cqantano periodicamente la morte. Si tratta, a rigor di logica,
di una grossa anomalia: anomalia per una città che non legge,
che non sogna, che non ha spessore ne profondità culturale,
perché non può averla, una città che si preoccupa
solo del suo ventre e che non si alza ad un solo centimetro dai
suoi capelli.
Tante le possibili spiegazioni, tante le ipotesi se si volesse sinceramente
e senza peli sulla lingua sviscerare e analizzare il fenomeno. “Tutte
ipotesi però, riconducibili alla religione P.D.S. (non si
tratta del pertito democratico della sinistra ma delle iniziali
della Sacra Trimurti: Potere – Denaro – Sesso), ai suoi
dettami, ai suoi riti e alle sue liturgie. Da parte nostra abbiamo
cercato di dare un senso ulteriore al nostro giornale, ormai al
secondo anno di vita, amando, come Socrate, pensarci come un Tafano,
simile nell’aspetto aduna grossa mosca, che succhia il sangue
agli equimi. Una specie di zanzare, insomma, che spesso infastidisce.
Socrate amava definirsi il Tufano di Atene. Con tremore, rirerenza
e modestia, io sarò quello di Afragola.
Socrate per questo fu messo a morte …
Evvero: spesso non serve ed è rischioso dire la verità
tutta intera e in un solo colpo.
Sarebbe come dare da mangiare un piatto di pasta e fagioli ad un
neonato di tre giorni. Ecco perché userò un linguaggio
semplice, spesso brutto nella forma, anche sgrammatico se servisse,
ma molto immediato. Un linguaggio che richiede, da parte mia, un
notevole sacrificio. Questo attegiamento che i greci chiamavano
“Kenois” abbassamento cioè, discesa negli inferi
dell’ignoranza, è funzionale alla promozione culturale
umana in quanto tale.
O Afragola che sparli, che invidi, che abbatti, che non capisci
e giudichi, che uccidi i profeti e ammazzi i sapienti: quando guarderai
dentri di te e scoprirai l’abisso della tua stoltezza, la
tua vergogna nudità, le tue nefandezze, la tua doppiezza
di cuore, i tuoi vuoti infiniti?
I tuoi abitanti sono come ciechi e guide di ciechi che filtrano
il moscerino e ingoiano il cammello.
Dal 'Sud' del 6-10-1996
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