Nuova I.C.I.? Chi ci capisce...

In arrivo il “Nuovo regolamento I.C.I”. Sembra che si possa usufruire della detrazione per l'abitazione per la prima casa solo per le abitazioni concesse in uso ai parenti di primo grado.

Con il prossimo 28 febbraio, salvo un'ulteriore proroga al 31 marzo, dovrà essere approvato il bilancio di previsione del Comune.
Da indiscrezioni, pare che anche quest'anno, tra gli atti che accompagnano il bilancio preventivo, vi sarà il "Nuovo regolamento ICI". Si, proprio il regolamento che, da almeno tre anni a questa parte, viene approvato ogni anno, con nuove varianti. Certo, anche un regolamento può essere migliorato, ma appare un po' difficile comprendere come questo possa essere variato ogni anno, senza creare confusione e disorientamento nei contribuenti. Probabilmente si tratta di una particolare patologia da legificazione acuta di cui soffrono alcuni funzionari (o consulenti?) comunali. Sembra di essere tornati alla politica tributaria, attuata dallo stato negli anni ottanta: eccesso di norme per combattere l'evasione, col solo risultato di incrementarla a causa dell'incertezza normativa.
La chicca però non sta tanto nell'ennesima versione del Regolamento ICI, quanto in una beffa a danno di molti afragolesi: si potrà usufruire della detrazione per l'abitazione per la prima casa per le abitazioni concesse in uso ai parenti "solo" fino al primo grado.
Di punto in bianco viene ridotto il grado di parentela per usufruire di tale agevolazione che passa dal 4° al 1°.
Molti cittadini che, nei mesi scorsi, hanno stipulato dei contratti di comodato con i propri familiari sino al 4° grado per usufruire della detrazione di duecento mila lire per l'abitazione principale, oggi corrono il rischio di aver gettato dei soldi inutilmente.
Non rientra più in questa categoria ad esempio il nonno che concede in uso gratuito l'abitazione al nipote. E, non rientra, come non rientrava prima, tra i parenti in linea collaterale come fratelli o cugini.
Ma, ancora questi malintesi orientamenti di politica tributaria e la prevalente cultura dell'adempimento a tutti i costi, costi quel che costi, che pervade i burocrati, anche giovani, dell'amministrazione comunale, avevano già incluso nel precedente regolamento, che il comodato, per avere validità doveva essere "registrato nei modi e nei termini di legge".
Quindi, cittadini che avevano concesso da anni in uso gratuito un appartamento ad un figlio, per poter usufruire di tale agevolazione, si sono visti costretti, nel migliore dei casi, a farsi redigere da un avvocato o da un commercialista un atto per iscritto, ad applicarci le marche da bollo e a registrarlo. Il tutto per una spesa di almeno cinquecento mila lire, recuperabile, con una detrazione di duecento mila lire all'anno, dopo due anni e mezzo.
Ebbene, questa disposizione del regolamento è stata lasciata intatta, nonostante il Ministero delle finanze, con la Risoluzione n° 14 del 06/02/2001, abbia chiarito, proprio recentemente, che il contratto verbale di comodato è soggetto a registrazione solo in caso d'uso.
Vale a dire che, in un'epoca in cui si parla tanto di semplificazione amministrativa, di trasparenza e di sburocratizzazione, si possono (e si devono) considerare le situazioni di fatto e non quelle risultanti da documenti scritti, a volte redatti solo per l'occasione.
Ma tutto ciò sfugge a qualcuno preposto a tali decisioni.
Al confronto di altre realtà amministrative, un ufficio tributi come quello di Afragola, che tra dipendenti (part-time e full-time), consulenti esterni, L.S.U. e operatori informatici occupa almeno quindici persone, potrebbe essere considerato davvero una organizzazione pletorica e sovradimensionata e ciò è tanto più rilevante se ci si sofferma a riflettere sulle sue inefficienze, o, se non vogliamo essere così drastici e perentori, sulle sue difficoltà operativo-procedurali, che inevitabilmente si riversano, con tutto il peso della confusione e del disagio umano e sociale, su tutti i cittadini.


Da 'Cogito' del 18-02-2001

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