Comincia l'anno scolastico con i problemi di sempre

La grande “Arca” della scuola afragolese stenta a prendere il largo

Quattro Circoli Didattici, cinque Scuole Medie Inferiori, quattro Scuole Medie Superiori, un pullulare di scuole private di ogni ordine e grado (di qualcuna se ne potrebbe tranquillamente fare a meno, anzi sarebbe auspicabile un suo abbattimento con ruspe e bulldozer, ma di questo argomento prometto di trattarne in un successivo intervento): Questa, a grandi linee la carena della grande “Arca di Noè” dell’istruzione afragolese, che invece di navigare sopra le acque del “diluvio”, voluto da una divinità dai tratti giacinti che, più di ambiguità, peraltro ostenta per non essere da meno del suo archetipo, pecca di scarso acume intellettuale e spazia in un orizzonte culturale molto ristretto, imbarca molto di quest’acqua funesta ed esiziale, distruggendo la vita che l’arca stessa racchiude. La metafora potrebbe alludere a Ciompi - Iervolino per quanto riguarda il Giano Bifronte e per le acque del diluvio, simbolo biblico di morte e distruzione, ad una mentalità gretta e astorica che fa dell’istruzione una realtà di scarso peso nel contesto nazionale, un’industria “non produttiva” su cui si possono, con tutta tranquillità, operare “tagli” di vario genere e natura. E ci si dimentica molto spesso che la cultura rende uomini, che la scuola è l’irrinunciabile preludio ad una società umanizzata ed umanizzante, che, per scendere sul piano economico, la scuola è, guardando al futuro, il più azzeccato investimento economico che una nazione possa attuare.
Circa due millenni e mezzo or sono un certo Pitagora afferma che le stelle, nel loro moto eterno, producono un’armonia, una musica, che l’uomo, a causa dell’abitudine, non è più capace di udire. Il nostro Filosofo restava ore ed ore immerso nella contemplazione del cielo, ascoltando la musica delle stelle: Era la sua scuola (sholè per i greci significava tempo libero da dedicare allo studio o alla contemplazione: theòria = visione del divino, della verità), diversa dalla accezione che riveste nell’Italia del XX secolo.
Ritornando nel futuro, c’è poco da esultare per la scuola italiana odierna e in modo particolare per quella della nostra città.
“E’ un malessere diffuso quanto antico quello dell’istruzione nostrana - afferma il prof. Renato Rizzuto, Presidente del 28° distretto scolastico -: Nella nostra Afragola l’istruzione di ogni ordine e grado stenta da tempo a decollare” (o a varare, se vi piace).
“Mancano i bidelli - afferma Mario Marano, Segretario della Scuola Elementare A. Moro - e quest’anno più che mai; dei cinque dipendenti comunali, due sono stati pensionati e non ancora rimpiazzati; poi c’è l’annoso problema del doppio turno nonostante un calo delle iscrizioni - continua il Segretario - e una nuova sede ancora in costruzione”.
La mancanza di bidelli, purtroppo, rappresenta il ponderoso trait - d’union di tutti i Circoli Didattici e non si intravede una via di uscita. “Non ci sono soldi” - afferma l’Amministrazione comunale - e questa risposta si ripete, invariata, da anni.
Degli stessi problemi soffre L’I.T.G. (Istituto Tecnico per Geometri) e l’annessa Ragioneria per la quale si era aperto uno spiraglio di speranza. Quest’ ultimo Istituto infatti, avrebbe dovuto utilizzare la sede dell’ex Liceo Scientifico (sita in quartiere S. Michele) ma a causa della recente occupazione dello stabile da parte di alcuni inquilini sfrattati da un edificio pericolante, non se ne è fatto più niente. Problemi di natura opposta sembra il 1 Circolo che, “Causa il calo di iscrizioni - afferma il Presidente del Distretto Scolastico - ha circa venti aule non utilizzate”.
Problemi molto più gravi incombono sul IV Circolo (sito in quartiere Salicelle): “C’è carenza di strutture afferma un’insegnante, che preferisce restare anonima, non c’è pulizia, fili elettrici scoperti, scarso numero di bidelli comunali, non esiste una biblioteca, non c’è un’aula di sostegno nonostante un numero elevato di bambini che ne hanno diritto e si è costretti a svolgere tale attività nei ventilati corridoi, non c’è una palestra e ci sono tanti altri problemi che a volerli elencare non basterebbe una giornata. Inoltre molti insegnanti sono di passaggio - continua l’insegnante - e l’anno scorso su 28 insegnanti che chiedevano il trasferimento, ben 15 l’anno attenuto.
L’evasione scolastica è alle stelle, c’è disinteresse da parte delle famiglie degli alunni e, tanto per gradire, un altissimo tasso di disoccupazione in tutto il quartiere - ghetto. Vetri rotti - incalza l’arrabbiata insegnante -, pareti con grossi buchi, carenze igienico - sanitarie e, di contro, una forte volontà da parte del giovane corpo insegnante di andare avanti, ad onta di quando detto”. “Se questa struttura si fosse trovata in un’altea parte d’Italia - dice un’altra insegnante - non avrebbe potuto in alcun modo funzionare; è, questa, una scuola che non può essere definita tale”.
Di analoghe difficoltà è costellata la via scolastica dell’adiacente scuola media “Europa Unita” che nonostante le molte “lezioni alternative”, relative al “Progetto 2000”, realizzate nello scorso anno scolastico, non sembra aver risolto affatto i suoi problemi. Ci sono orde barbariche che saccheggiano periodicamente questa scuola che, per ovviare a queste efferate incursioni, ha chiesto da tempo una recinzione idonea, la blindatura di tutte le porte di accesso e vetri infrangibili alle finestre, ma il tutto è stato procrastinato, come al solito, alle calende greche.
Il quadro, dai tratti apocalittici, non cambia di molto se ci spostiamo a considerare i “guai” della “Settembrini”. E’, questa, un epoca che, iniziata nell’85’, non accenna all’epilogo. La nuova sede non è stata ultimata; tuttavia è stata occupata con la promessa di un imminente completamento dei lavori. Manca la seconda rampa di scale, manca la gabbia faraday, non è stato ancora edificato ancora il muro di cinta e l’antiscivolo in palestra non è stato ancora istallato. “Dei due edifici adiacenti - afferma il prof. Armando Puzio, insegnante di detta scuola - uno è provvisto di impianto di riscaldamento, il secondo è fortunatamente dotato di tale impianto ma, sarebbe stato chiedere troppo alla sorte, con caldaia non funzionante. Quella poi di istallazione dei vetri anni - sfondamento è stata una barzelletta: Hanno istallato dei vetri di tal guisa - continua l’insegnante - per un’altezza di metri 1,80 circa, sormontati, per risparmiare, da normalissimi e fragilissimi vetri che, come volevasi dimostrare, sono già stati infranti. La succursale sita in via Amendola, inoltre, è provvista di un numero insufficiente di bagni e desta in condizioni pietose”.
Stessi problemi per la scuola media “Nosengo” (S. Giovanni) che, deficiente di aule (fino ad oggi ha utilizzato come succursale il plesso dei SS. Cuori) è stata graziata con un celeste dono di vinti aule costruite nei pressi dell’ex macello comunale le quali, sebbene ultimate, tanto per non provocare uno scisma nella veneranda tradizione scolastica afragolese, non sono ancora state collaudate.
Alla “Ciaramella” mancano 150 banchi, 200 sedie, 10 cattedre, 15 armadi; la “Rocco” ha bidelli in numero insufficienti; problema, quest’ultimo, comune al Liceo Scientifico dove, peraltro, non è stato nominato il nuovo segretario.
L’unica scuola che sembrerebbe non aver problemi gravi è la “Mozzillo” che, nella persona della preside Anna Caputo, ha dichiarato scherzosamente al Preside del Distretto Scolastico: “Quest’anno non vi daremo molto fastidio”.
Resta di fatto una situazione, quella delle scuole afragolesi, a dir poco incresciosa.
L’altra sera ero sul terrazzo e pensai, angustiato dal rumore assordante del traffico convulso dei vacanzieri rincasati, alla scuola pitagorica, mentre contemplavo, attonito, un cielo senza stelle.


Da 'Afragola Oggi' del 09-09-1993

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