Le scuole superiori di Afragola
soffrono di un 'male' incurabile?
E’ un elemento qualificante
e onerose, quello di ospitare nella nostra città tre istituti
di istruzione superiore, che comporta, oltre a indiscussi vantaggi
di ordine socio-culturale, impegno, responsabilità e una
forte sollecitudine da parte di tutta la cittadinanza. I problemi
concernenti l’I.T.C.G. (Istituto per Geometri), il Liceo Scientifico
e, l’I.T.C. (Istituto Tecnico Commerciale) infatti, non sono
pochi e non possono non influire negativamente sul rendimento scolastico
e, per estensione sul futuro dei nostri figli e del nostro paese.
“La nostra scuola è in una condizione disastrosa -
dice il nuovo Preside dell’I.T.C.G., in carica solo dal primo
settembre - e sto lavorando così tanto che... - scherza il
preside - sto per divorziare da mia moglie! Ci sono ben 89 classi
per complessivi 2000 alunni tra ragioneri e geometri e l’edificio
sito in via “Papa Giovanni”, non può soddisfare
affatto, nonostante il doppio turno, il fabbisogno di una così
numerosa popolazione scolastica, tanto che stiamo utilizzando una
succursale di 10 aule site nel palazzo “Sepe “ in via
“De Gasperi”, anch’essa funzionante a doppio turno.
Inoltre molti degli alunni del “Geometra” - continua
il Preside - provengono da paesi limitrofi e per frequentare questa
scuola utilizzano mezzi pubblici che sappiano tutti come funzionano”.
I problemi di questo Istituto non finiscono qui: Non c’è
sicurezza all’uscita di scuola, mancano i bidelli, c’è
da sistemare l’impianto elettrico e quello idrico e, come
se non bastasse nella scorsa primavera si è aperta una voragine
all’interno del cortile dello stesso istituto, non ancora
ricoperta.
Dopo “solo alcuni mesi” la “attenta” amministrazione
provinciale invia un geologo in loco e, è il 18 settembre
(N. B. mancano 2 dico 2 giorni per l’inizio delle lezioni),
ai genitori che, numerosi, vengono a chiedere quando inizierà
la scuola, viene risposto di tutto punto che si stanno eseguendo
indagini “geo-gnostiche” e che l’altro Sabato
(ne avremo 25) si potrà dare una risposta più esaustiva
a riguardo. Alla succursale invece le lezioni inizieranno regolarmente
Lunedì 21 c. m., ma solo per le quinte classi e a doppio
turno .
“Perché - grida una disperata madre - si iniziano i
lavori solo due giorni prima dall’inizio delle lezioni? E’
una situazione insostenibile: Ritardi, scioperi dei ragazzi, doppi
turni, sovraffollamento; ma come si fa - continua - a fare lezione
in questo stato?”.
“Eppure - incalza la prof. sa Corcione, insegnante di Lettere
in detta scuola - tra noi docenti c’è un clima didatticamente
sereno; forse a dispetto delle carenze strutturali, crediamo in
quel che facciamo “. (Qualche mal pensante di matrice “cognitivista”
o della scuola di “Paloalto” potrebbe sostituire “
a dispetto” con “in virtù” suffragando
l’ipotesi or ora avanzata con la tesi della “triade
perversa”: Per giustificare la mia inabilità pedagogica
e ilo mio “mestierismo”, devo prendermela con qualcuno.
Laddove c’è carenza strutturale, bene, è quella
la causa; dove invece questo non sussiste, la causa sono gli alunni:
Tertium non datur . Di questo comunque ne accenneremo nella chiusa
del discorso). “L’anno scolastico inizierà regolarmente
- afferma il prof. Raffaele Cossentino, Preside dell’I.P.C.
(Istituto Per il Commercio) - nonostante alcuni problemi irrisolti:
Manutenzione periodica degli spazi verdi, infiltrazione d’acqua,
strada non asfaltata, sicurezza all’uscita ecc..; c’è
inoltre carenza di aule e - continua il preside - dovremmo costruirne
altri 5.
Problemi apparentemente meno gravi sembrano incombere sul Liceo
“Brunelleschi”. “Non abbiamo gravi problemi di
sorta di - afferma il vicePreside prof. Luigi Piccirilli - a parte
la carenza di aule e bidelli e la mancanza del Segretario”.
La natura e l’ordine dei problemi però, sembra cambiare
prospettiva. E’ Sabato 18 settembre e nell’androne della
moderna struttura in cemento del “Brunelleschi” si respira
un’aria carica di tensione. C’è un gruppo di
genitori che parlottano; più avanti uno sparuto numero di
alunni, silenti, rabbuiati in viso. La segreteria stranamente affollata
da genitori che chiedevano di trasferire i figlioli da una sezione
all’altra: Spia che nel corpus docenti qualche ingranaggio
forse non gira come dovrebbe.
“E’ una Cattedrale nel deserto - afferma ieraticamente
un genitore del gruppo parlando agli altri -”. Alla mia richiesta
di chiarimenti riguardo a quella laconica sentenza, il genitore
incalza: “E’ una struttura questa, che nella sua modernità
e apparente funzionalità nasconde problemi ben più
gravi. Non c’è continuità didattica a causa
dei continui trasferimenti di insegnanti da una sezione all’altra
- continua il genitore - e ci sono molti insegnanti che contesto
per il loro metodo di insegnamento; non c’è rapporto
umano tra docenti e discenti e la lezione si articola meccanicisticamente,
in un “mestierismo” che umanamente è degradante”.
Il problema è grave; saltato fuori per caso potrebbe tranquillamente
riguardare le scuole di ogni e grado. Non si tratta più,
a questo punto, di organizzare, di strutture, di funzionalità
o di strumenti didattici, handicaps più o meno risolvibili
con interventi esterni. Il punto è che con quelle poche parole,
quel genitore ha invalidato, paralizzandola, tutta la filosofia
che sostiene e si esprime nei modelli politici e comportamentali
in genere, codificati dal Legislatore. E’ la mentalità
del “faccio quello che devo fare” , che sto attaccando
come infausta e ferale e che si esterna laddove strutturalmente
l’istituzione funziona. Si confronti a riguardo il differente
status prospettico tra “Geometra” e Liceo. Oltre ad
una “vacanza” culturale inter-disciplinare (è
il caso anche dei “moduli” elementari: “Non riguarda
la mia materia!” si potrebbe rischiare molto di più,
infinitamente di più: Si rischia di lavorare non per la scuola,
ma per lo stipendio.
“Io non bistratterei molto la classe insegnante - afferma
il Preside Cossentino ce ne sono molti che fanno enormi sacrifici
e sono deontologicamente ineccepibili “. Ma, attenti a non
porre in non cale il principio dell’eccezione che conferma
la regola, la questione è più profonda: C’è
qualcosa che va al di là dei soldi e che, ad onta del nostro
status di insegnanti (mi trovo anch’io nella barca) non avremo
giammai la capacità di trasmettere semioticamente nè,
forse, la possibilità di permettere che entri nel nostro
universo cognitivo. Questo qualcosa è difficilmente dicibile
perchè concerne l’intimo nascosto e sacro dell’uomo
che, causa i pesanti condizionamenti della civiltà (così
viene chiamata!); del profitto esclusivo ed esclusivizzante e del
lavoro “solo” per soldi, da “exis” raramente
si trasforma in “ethos” (costume di vita). Questo modus
vivendi degradante e svilente dell’uomo inquanto tale, che
comunque (non siamo angeli) potrebbe colpire il nostro universo
assiologico, ribaltando, passa di sana pianta, cheche se ne dica,
negli alunni. Noi adulti rappresentiamo dei modelli e i nostri alunni
continuamente succhiano da noi non tanto il nostro scibile decantato
dal nostro modello esistenziale, ma primariamente la nostra griglia
assiologica nella quale sono incastonati i tratti della nostra cultura
in senso stretto.
Questo atteggiamento potrebbe fungere da humus e da substrato fertile
perchè cresca, rigogliosa e abbondante, la messe dell’indifferenza,
del “mestierismo” degradante e dequalificante, della
superficialità culturale ed esistenziale, della istruzione
di stampo “informativo” di importanza oltre-oceanica
e non di quella “formativa”, peculiare della bi-millenaria
tradizione culturale vetero-continentale.
Il mio non vuole essere assolutamente un giudizio, ma la presa d’atto
di uno status quo che è molto pericoloso, non tanto per noi
quanto per i nostri figli unici a meritare molto di più di
quello che diamo e di quello che siamo.
Da 'Afragola Oggi' del 23-09-1993
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