Un grazie particolare a Tommaso Travaglino che mi ha invitata.
Io vengo dal mondo della scuola e quando vado alla presentazione
di un libro devo necessariamente leggerlo, sia per poterne
parlare in modo superficiale sia in modo più approfondito.
Quando si legge un libro tante volte si mette in moto una
cosa che in genere si tende a frenare, cioè la fantasia.
Questo libro mi ha appassionato molto, soprattutto dopo
avere letto la recensione del Prof. Piccirilli e in molti
punti condivido la sua analisi, soprattutto quando Simon
in maniera quasi spasmodica ricerca la verità. E
la vita di questo personaggio va avanti nel libro tra la
quotidianità e la ricerca della verità. E
noi leggiamo appunto le pagine di questa quotidianità
e di questa lettura semplice, perché ricalca il nostro
conformismo fatto di regole scritte e non, che includono
l’uomo all’interno della società. La
grande capacità di Tommaso Travaglino sta nel fatto
che nel libro non c’è confine tra la lettura
semplice delle pagine di questa quotidianità e quella
più intensa di altre pagine. Non c’è
confine dunque, è un passaggio dolce, anche se tremendamente
sofferto. Si cerca solo di trovare un punto di incontro
tra queste due fasi di lettura; un’altra cosa che
devo dire come donna è che ho molto condiviso nella
lettura e che appartiene in modo particolare alle donne,
portatrici della cultura del limite, persone che hanno nei
confronti della vita un rispetto molto più alto.
Io quando leggo un libro, mi metto a sottolineare, scrivo
un altro libro. C’è una pagina nella quale
Tommaso fa una rievocazione, io me lo sono segnata, in un
momento di grande sofferenza dove attraversa visioni oniriche
ed arriva alla shoah. Noi abbiamo approfondito molto come
Assessorato i temi della shoah proprio quest’anno
il 27 Gennaio abbiamo dedicato la giornata della memoria
alla shoah e alle donne, perché l’orrore sono
convinta, non ha sesso. Quell’orrore nelle donne è
una violenza maggiore, proprio in virtù della cultura
del li mite, le donne della shoah portavano per mano i propri
bambini verso le camere a gas e quando qualche kapò
diceva loro in maniera molto veloce, di lasciare i bambini
ai vecchi qualcuno lo faceva , qualcuno invece non capiva
o non voleva capire e si dirigeva verso le camere a gas.
Il libro di Travaglino è sicuramente un libro non
semplice ma sicuramente pedagogico. Io ho colto due insegnamenti
da questo libro: uno è la cultura del limite, l’altro
è invece un segno più cristiano, perché
molto spesso nei luoghi comuni e nelle frasi fatte si nascondono
delle verità, ognuno ha la sua croce che si può
portare avanti nella vita o contro la morte. Poi da laica
ho rivisto la teoria di un filosofo che ha scritto la filosofia
della tecnica, in base alla quale non basta affermare che
i filosofi si sono limitati ad interpretare il mondo, perché
il mondo cambia anche senza di noi. Noi non dobbiamo permettere
che il mondo vada avanti senza di noi. E per spiegare ciò
dobbiamo tornare indietro, alla cultura del limite.