E’ molto difficile prendere la parola dopo aver ascoltato
relazioni di livello altissimo.
Cercherò di guardare all’uso didattico del
libro: a cosa ci può servire questo libro in una
classe? E perché e come? Per fare questo occorre
sottolineare ciò che diceva un grandissimo studioso
delle categorie del racconto, il famosissimo Genet, il quale
afferma che l’opera non è altro che uno strumento
ottico che l’autore offre al lettore per aiutarlo
a leggerlo in se stesso.
Prima chiedevo al fotografo come si chiama quello strumento
e lui diceva grandangolo.
L’autore ci ha offerto questo strumento ottico: un
grandangolo, che ci permette di esplorare le periferie del
nostro andare e del nostro animo. Il Mare Perduto diventa
un utilissimo strumento di autoanalisi e di riflessione.
Questo libro può essere una ricchezza didattica,
perché come afferma un grande pedagogista americano
Postmann, che consiglia e indica le finalità dell’educazione
della scuola. Egli infatti afferma che la scuola deve avere
una funzione termostatica, cioè deve riequilibrare
le tendenze dell’esterno, se c’è povertà
culturale all’esterno allora la scuola dovrà
essere un supplemento di povertà, se c’è
povertà relazionale all’esterno, la scuola
deve essere supplemento di relazione.
Voglio appropriarmi di questo consiglio pedagogico, di questa
filosofia di Postmann, per applicarla alla didattica e vorrei
dire che anche oggi la didattica deve avere una funzione
termostatica. Allora in un panorama dove non abbiamo più
nei romanzi la ricchezza dei registri comunicativi, il tuo
libro, che ha una ricchezza lessicale notevole, può
costituire veramente una funzione termostatica di fronte
al panorama letterario; e può aiutare i nostri alunni
a uscire da quella povertà lessicale che oggi li
contraddistingue.
Purtroppo il loro codice è costituito da pochissimi
termini. Al di là dunque di ogni tecnicismo dare
questo libro ai ragazzi può essere uno strumento
per abituarli a traslocare emozioni, sentimenti, percorsi
interiori.
Quando ritornerò in classe, sicuramente utilizzerò
questo racconto e indicherò ai miei allievi i diversi
livelli di lettura dell’opera in oggetto.
Si pensi alla ricchezza ed al livello di lettura tematico:
quanti temi; non solo il tema del viaggio, ma anche degli
ebrei, della shoà, temi di livello antropologico,
la dolorosa condizione dell’uomo, il livello di lettura
simbolico.
Farei soffermare gli alunni soprattutto sul livello dei
significati nascosti, perché attraverso questo percorso
la linguistica diventa strumento di formazione dell’uomo,
perché la disciplina, anche nella scuola superiore,
non è mai solamente trasmissione di uno statuto epistemologico,
ma è sempre e deve restare strumento di formazione
dell’essere umano e allora in questo far trovare i
livelli di significati nascosti ognuno di loro si perderebbe
in questo ‘mare’ per riscoprire la dimensione
di creatura di fronte al creatore. Nel momento in cui mi
perdo nel mare, raggiungo il mio limite e scopro la mia
limitatezza: in quel momento ho conquistato l’infinito.
Il tuo messaggio, caro Tommaso è un messaggio di
fede forte affinché ognuno di noi, in un modo unico
e irripetibile, si ritrovi in questo mare dell’immenso
abbraccio di Dio.