epistolario

 

Carissimo Nunzio

Lettera all'amico Nunzio Viola di Civitella Alfedena (Aq) al quale Tommaso è legato da un sentimento di profonda amicizia.

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L'amico Nunzio Viola e il piccolo Pierluigi nel famoso bar di Civitella Alfedena (Aq) del "Lupo e della Volpe". Bar doppiamente famoso perchè non solo si trova a fianco una riserva di lupi appenninici che possono essere osservati e forografati ma soprattutto perchè in alcuni periodi dell'anno una volpe, ogni sera, entra nel bar e viene a trovare Nunzio. La cosa è diventata talmente famosa da assurgere agli inori della cronaca nazionale. Diversi servizi giornalistici Rai e Mediaset hanno poi diffuso la notizia.

 

Carissimo Nunzio
Ti scrivo solo adesso perché credo che in questo periodo, a stagione turistica ormai finita, sarai un po’ meno impegnato ed avrai un po’ di tempo in più per leggere.
E poi perchè adesso la natura lentamente si trasforma, fino a divenire incanto; come se pian piano cercasse di ritrovare quella sua silente magia, deturpata dagli schiamazzi estivi dei bambini e dal tremendo frastuono delle feste e dei concerti.
In questi giorni, il fresco frizzante della sera e la penombra che al tramonto avvolge i passi e le montagne, parla dolcemente alle orecchie, quasi sussurrando.
Ora i cervi ricominciano a gioire e le lucciole rincominciano a fare capolino.
Sai, spesso mi ritrovo a sognare ad occhi aperti. E, come se fossi lì, davanti al tuo bar, rivivo quella sottile malinconia delle serate settembrine, quando il fresco della sera e quel silenzio irreale circondano il grande cerro; il mio amato cerro. Forte e superbo. Bello e gentile. Del quale, forse non ci crederai, sento la mancanza.
Soprattutto questi, sono i momenti che mi mancano. Di gioia intensa. Che solo il luogo incantato nel quale vivi, mi ha saputo donare.

Spero che a te le cose vadano bene. Me lo auguro con tutto il cuore. Ti ho voluto e ti voglio veramente bene. Come a pochissimi amici ne ho voluto.

E mi mancano Carmelo, Dino, Nunzio… che tu spero mi saluterai con tanto affetto.

Per me e per Orlando non ci sono grosse novità. Dopo qualche anno di ufficio stampa al Consiglio regionale, abbiamo lasciato anche loro.
La vita è una. Ed è molto breve. E vale più di tutti i soldi e le carriere del mondo.
Ora faccio il vicepreside alla mia scuola. Mi ci hanno quasi costretto. Comunque non mi lamento eccessivamente. Tranne per il fatto che l’ambiente scolastico è un po’ eccessivamente femminile. E l’inciucio ed il pettegolezzo risultano spesso facili.

L’anno scorso io ed Orlando abbiamo comprato un po’ d’uva ormai abbastanza rara e preziosa: l’Aglianico del Vulture, ed abbiamo prodotto, nel palazzo di mia nonna, ad Acerra, dove ho una bella cantina, il torchio e la deraspatrice, qualche centinaio di litri di vino che, con nostra sorpresa, è riuscito una meraviglia. E’ un vino da meditazione che fa quasi 14 gradi. Si sorseggia a digiuno, obbligatoriamente in coppa ed a temperatura ambiente, perché sprigioni tutti i suoi profumi. Ci è tanto piaciuto che abbiamo istituito “L’Ode al Vino”. Una volta al mese, cioè, ci riuniamo nella mia biblioteca quattro-cinque amici e mentre lo sorseggiamo, declamiamo delle commoventi odi. Delle vere e proprie gare di poesia, dedicate al vino, con tanto di colonna sonora mentre si recita.
Ti invio l’ultima che ho composto e che ho declamato qualche sera fa. Tanto per farti capire lo spirito delle serate.
Ti ho mandato anche qualche bottiglia per fartelo assaggiare. Poi fammi sapere.

Salutami gli amici. Quelli Veri. Fammi però una gentilezza, se puoi: regala una bottiglia al carissimo Nunzio del Transumante ed un’ode. E spiegagli che deve leggerla mentre lo sorseggia. Non c’è bisogno che tu gli dica altro. Lui è tanto acuto che capirà tutto. Spesso il silenzio è più eloquente di tante parole. E l’amicizia è spesso silenzio. Come la sera di settembre del paese incantato nel quale tu vivi.
E nel silenzio si corrobora, se è amicizia vera. Si rafforza e cresce. Come è cresciuta la mia per te, che è scolpita, indelebile, nel mio cuore.

Tommaso


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